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Val d'Arda

La Val d’Arda è la vallata orientale del territorio piacentino e prende il nome dal torrente Arda, affluente del fiume Po. L’Arda nasce a circa 1300 metri di quota dalle pendici nord-occidentali del Monte Lama, nell’Appennino ligure, in comune di Morfasso. Dopo circa 15 chilometri di corso, lo sbarramento effettuato da una diga artificiale forma il Lago di Mignano, uno specchio d’acqua di circa 2 chilometri quadrati di estensione situato alla quota di 341 metri, che ha la doppia funzione di riserva idrica e di bacino a scopo idroelettrico. Il torrente lambisce poi Lugagnano Val d’Arda e Castell’Arquato per poi sboccare in pianura, dove attraversa le città di Fiorenzuola d’Arda e Cortemaggiore. La valle è ricca di storia e di tradizione con numerose attrattive turistiche. Testimonianze degli insediamenti neolitici si trovano a Caorso, Castelnuovo Fogliani e Besenzone. Per l’età del ferro a Velleia, sede dei liguri e poi dei romani, dove sono visibili gli scavi del foro. Ricca di depositi fossiliferi del pliocene comprende la riserva naturale geologica del piacenziano, i reperti sono raccolti nel Museo Geologico G. Cortei a Castell’Arquato.
Sulla parte pianeggiante transitava la via Francigena, strada di pellegrinaggio del medioevo, che aveva un’importante tappa nell’Abbazia di Chiaravelle della Colomba. Durante un passaggio nella Val d’Arda non si può fuggire al fascino dell’enogastronomia: ottimi vini che accompagnano piatti deliziosi. Un territorio tutto da visitare e da gustare!

Alseno

Piccolo borgo tra Parma e Piacenza

Chiaravalle della ColombaDocumenti medievali lo citano col nome di “Senum” e ha origini militari essendosi venuto a trovare sul confine tra Parma e Piacenza. Nel territorio di questo comune sorge l’Abbazia di Chiaravalle della Colomba, nell’omonima frazione e fondata da San Bernardo, giunto appositamente dalla Francia per occuparsi sia di Chiaravalle Milanese sia di Chiaravalle Piacentino. La costruzione del Monastero inizia attorno alla metà del XII secolo con l’appoggio delle più potenti famiglie della zona e grazie all’intervento del vescovo di Piacenza Arduino. Proprio per la sua importanza il complesso monastico venne a trovarsi spesso coinvolto in fatti dolorosi come ad esempio nel 1214 quando fu depredato dalle truppe cremonesi, parmigiane e reggiane e incendiato e saccheggiato dalle milizie di Federico II nel 1335. Attualmente la chiesa è affidata ai Cistercensi, che ogni anno per il giorno del Corpus Domini compongono l’Infiorata, un tappeto di fiori raffigurante scene sacre. Altra frazione a sud di Alseno è Castelnuovo Fogliani. La torre che domina le case sorte presso il castello è il simbolo dell’esistenza giuridica della Communitas hominum Castri Novi. A sud del borgo la Pieve di Campocervaro, ritenuta del IV secolo e dedicata a S. Pietro; questa decade dopo il Mille, mentre si afferma la Chiesa di S. Biagio di Castelnuovo con castello e ospedale. Il Monastero di S. Maria delle Grazie è fondato da Ludovico Sforza Fogliani nel 1488 e la chiesa consacrata nel 1505 è officiata dai Benedettini. La chiesa settecentesca del castello viene attribuita a Luigi Vanvitelli e la prima pietra è posta nel 1763 dal Duca di Parma e Piacenza Ferdinando I. A quattro chilometri troviamo Cortina, località termale, nonché attrezzata per la pesca sportiva e rinomata per la buona cucina.

Besenzone

Anticamente denominata "Aucia": luogo paludoso

A 2 chilometri da Cortemaggiore e a 6 da Busseto, il territorio di Besenzone si estende tra le due rive dell’Arda. La sua chiesa è dedicata a San Vitale Martire; consacrata nel 1922, ha tre navate a croce latina, un campanile ricostruito in stile bizantino (mentre il precedente era romanico) e pitture risalenti al 1933 eseguite dal cremonese Gracchi. Il suo fondatore fu il marchese Pallavicino di Cortemaggiore e divenne in seguito proprietà del cardinale Sforza nel febbraio del 1576. Nel 1901 tempio e canonica minacciavano di crollare cosicché furono demoliti e ricostruiti nello stesso luogo. Besenzone vive prevalentemente di agricoltura con le sue ampie distese di campi per la produzione di pomodori, barbabietole, frutta, oltre al frumento e ai foraggi.

Castell'Arquato

Un viaggio indietro nel tempo

Il Borgo di Castell'ArquatoSicuramente tra le località più rinomate e turisticamente più frequentate della provincia piacentina, è stata denominata l’Assisi d’Emilia per le sue caratteristiche stradine strette in salita, le casette medievali e per l’ambiente collinare simile per alcuni aspetti alla verdeggiante Umbria. Sorge sulla sinistra del torrente Arda, aggrappato su un’amena collina delle ultime propaggini dell’Appennino verso la Pianura Padana. Castell’Arquato custodisce il suo antico caratteristico borgo, ricco di prestigiosi monumenti tra i quali il Fontanone del Duca del 1292, la Rocca Viscontea, il Palazzo Pretorio, il Palazzo del Podestà datato 1239, il Torrione Farnesiano del fine ‘500 che all’interno ospita il Museo dei Fossili e il Museo dedicato allo scrittore e poeta Luigi Illica, famoso come autore dei libretti delle opere di Giacomo Puccini.
La parte bassa di Castell’Arquato è invece molto diversa, moderna e dotata di un piccolo parco e di un ampio parcheggio capace di accogliere l’elevato numero di auto e pullman in visita al paese. Il suo territorio racchiude la località termale di Bacedasco, conosciuta fin dai tempi remoti e dotata di fonti di acque medicamentose. Le origini del suo terreno, abbondantemente argilloso, comportano acque particolarmente efficaci per la balneofangoterapia, e per le terapie inalatorie e ginecologiche. Altra frazione interessante del comune di Castell’Arquato è certamente Vigolo Marchese. È un piccolo borgo che racchiude due insigni monumenti segnalati ormai da tutte le guide turistiche: il Battistero e la Chiesa. Situato sulla strada per Carpaneto, Vigolo Marchese è un piacevole luogo, méta di numerosi visitatori, che vive il suo massimo fulgore durante le manifestazioni folkloristiche.

Cortemaggiore

Dove nacque la benzina Supercortemaggiore

La Basilica di CortemaggioreL’attuale centro di Cortemaggiore venne fondato nel 1479 per volere del Marchese Gian Ludovico Pallavicino, sul territorio di insediamenti già presenti in età romana, come testimoniato dalle tombe risalenti a quell’epoca ritrovate nei pressi del paese. Il nome originale dato dal fondatore all’abitato era “Castrum Laurum”, ma questa denominazione ebbe una vita assai breve; infatti tra la popolazione rimase in uso il nome antico di “Curia Major” che definiva tutta l’area su cui sorse il borgo; così anche il nome del centro mutò in quello che è ancora oggi, cioè Cortemaggiore. Il paese venne eretto dai Pallavicino con la funzione di essere la capitale del loro piccolo stato, che si estendeva per un territorio comprendente all’incirca gli attuali comuni di Busseto, Besenzone, Villanova sull’Arda, Monticelli d’Ongina, Castelvetro Piacentino, Polesine Parmense, Fidenza, Salsomaggiore Terme, Zibello, Roccabianca, Noceto, Medesano, Varano de’ Melegari e naturalmente Cortemaggiore. I Pallavicino vollero la loro piccola capitale bella e ricca d’arte come quella delle signorie più grandi; la pianta della cittadina fu disegnata dall’architetto Maffeo Vegio da Como, seguendo gli schemi della città ideale di Leon Battista Alberti, con le strade ortogonali fra di loro e imperniate sul tracciato del cardo e del decumano dell’antico accampamento romano e con le facciate degli edifici non più alte della larghezza delle strade stesse, cosicché i viali fossero sempre illuminati e ben arieggiati. Inoltre la via principale del paese fu dotata di ampi portici sotto cui gli abitanti potevano circolare senza timore delle intemperie. Nel centro del paese, all’incrocio delle due vie principali, venne posizionata la piazza, oggi Piazza dei Patrioti, ed eretta la maestosa Collegiata, oggi elevata a Basilica, dedicata a Santa Maria delle Grazie: una delle chiese più imponenti e storicamente importanti in ambito provinciale, e i cui interni sono decorati con pregiati dipinti. L’indipendenza di Cortemaggiore durò poco più di un secolo, e finì nel 1586 con la morte di Sforza Pallavicino, ultimo marchese dello stato, che non lasciò figli. Il duca Ranuccio I Farnese prese prigioniero Alessandro Pallavicino di Zibello, cugino di Sforza che ne aveva ereditato i beni, e lo costrinse a rinunciare a tutti i possedimenti. Cortemaggiore venne annessa così al Ducato di Parma e Piacenza e da quel momento ne seguì le sorti. Nei secoli successivi il paese restò grossomodo immutato, rimanendo sempre un centro prevalentemente agricolo, fino al 1949 quando l’imprenditore Enrico Mattei trovò nelle campagne del paese un giacimento di petrolio. Bisogna poi ricordare che a Cortemaggiore vi è stata, fino alla fine dell’Ottocento, una comunità ebraica molto forte, che viveva in un ghetto creato nel 1545 dal  marchese Gerolamo Pallavicino ed al centro del quale si trovava la sinagoga; nessuno di questi elementi è più riconoscibile nell’attuale conformazione urbana del paese e l’unica testimonianza visibile di questa antica comunità è il piccolo cimitero ebraico che si trova lungo via Morlenzo, a nord-ovest del paese. Dal 1997 Cortemaggiore è stata insignita del titolo di “Città d’arte”.

Fiorenzuola d'Arda

Piccolo grande snodo di passaggio

La piazza di Fiorenzuola d'ArdaEra Florentia nel tardo periodo imperiale, oggi è un grande borgo che si adagia a cavallo della via Emilia, circa a metà percorso tra Piacenza e Parma: siamo a Fiorenzuola, comune situato all’interno del comprensorio piacentino. Borgo a carattere prevalentemente rurale, dal secondo dopoguerra ad oggi, l’aspetto di Fiorenzuola è velocemente cambiato: se un tempo era il centro storico a raccogliere la maggior parte degli abitanti, oggi vi è stata una grande espansione della zona residenziale situata a sud e le campagne si sono spopolate, anche nelle due frazioni maggiori, ovvero San Protaso e Baselicaduce. Muovendo i primi passi dalla sede del Comune e addentrandosi all’interno del centro troviamo strade strette e case basse, piene di colori e profumo del passato: ogni dettaglio costruito per rispondere a criteri abitativi del tempo e non alla nostra attuale viabilità. Un tempo erano anche zone povere e con servizi igienici minimali, molto soggette al flagello del colera. Poco più avanti, una torre in pietra priva di campanile si nota tra i colori delle abitazioni: è il vecchio ospedale, primo embrione dell’attuale ospedale civile. Proseguendo per via Mazzini, chiamata “contrada di Caravaggio”, ci si imbatte, appunto, nella Chiesa della Beata Vergine di Caravaggio che segna la fine della strada con la sua facciata in stile barocco risalente al 1700. Questo zona veniva anche chiamata “contrada degli ebrei”, per via di un consistente insediamento ebraico, proprietario di opifici, depositi e granai. Insediamento che scomparve del tutto dopo la Seconda Guerra Mondiale: gli ultimi ricordi si trovano al Museo ebraico di Soragna, al Centro ebraico a Milano e solo due scrittoi e altrettanti inginocchiatoi nella sede del Comune di Fiorenzuola. Pochi passi ed ecco la strada principale del borgo: via Garibaldi. Sulla sinistra si trova la ex sede degli uffici comunali, riconoscibile per la targa dedicata a Garibaldi. Sulla destra si nota quello che resta dell’architettura quattrocentesca di uno dei monumento più importanti di Fiorenzuola: Palazzo Grossi, con una splendida facciata a mattoni a vista solcata da doppi archi a sesto acuto contornati da decorazioni in cotto e con al centro lo stemma nobiliare della famiglia omonima, un leone rampante con l’elmo. Appena oltrepassato Palazzo Grossi, un vicolo sulla destra porta direttamente nella grande piazza principale, un tempo sede del primo mercato: al suo centro c’è la Collegiata di San Fiorenzo, la cattedrale. Costruita nel 1273 sulle fondamenta di una chiesa risalente al IV secolo d.C., ha una facciata gotica divisa in tre parti e sormontata da pinnacoli; la sua mole sembra ancora più imponente al centro di una piazza così ampia e il suo aspetto esterno è semplice e poco decorato, contraltare di un interno molto ricco: disposto su tre navate, conta cinque campate sorrette da pilastri bianchi con archi a sesto e volte a crociera e ammirevoli affreschi nelle cappelle.

Lugagnano Val d'Arda

Borgo ricco di storia e fascino

VelleiaIl territorio si estende sul versante settentrionale dell’Appennino Piacentino, dal Chero alla costa tra Val Chiavenna e Val d’Arda, scendendo dalle pendici settentrionali dei Monti Moria e Rovinasso fino alle ultime propaggini collinari verso la pianura. Lugagnano è situato a 229 metri sul livello del mare, sulla riva sinistra del torrente Arda ai piedi del Monte Giogo. Le principali frazioni che si incontrano nella parte meridionale sono gli agglomerati di Vicanino, San Genesio, Antognano, Veleia Romana e Rustigazzo. Un susseguirsi di aspre pendici e brevi altopiani caratterizza questa zona dove è possibile notare ancora tipiche costruzioni in sasso. Il capoluogo si sviluppa sotto la “cupola” del Monte Giogo, caratterizzato da formazioni geologiche plioceniche con argille marnose azzurre. L’elevata erodibilità di tali formazioni ha dato luogo al fenomeno dei calanchi, nota distintiva del centro di Lugagnano. A nord est del capoluogo il territorio comunale è racchiuso tra i corsi d’acqua del Chiavenna e del Chero. Qui il territorio si addolcisce e presenta uno scenario naturale di suggestiva bellezza. La presenza dell’uomo, soprattutto nella Val Chiavenna non ha intaccato più di tanto il contesto originario. Le principali frazioni che si incontrano su questo versante sono quelle di Chiavenna Rocchetta, Diolo, Prato Ottesola e, in prossimità del torrente Chero, l’agglomerato di Tabiano.

cartina Val d'Arda