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Val Nure

La Val Nure è formata dal torrente Nure che nasce sull’Appennino piacentino dal lago Nero ed è tributario del fiume Po, nel quale sfocia presso Caorso. Nell’alta valle vi sono dei laghi: il lago Nero, il lago Moo e il lago Bino, di piccola estensione. La vallata è incuneata tra la Val Trebbia, la Val d’Aveto, la Valle del Ceno e la Val d’Arda e nelle zone di maggiore altitudine è ricoperta da boschi di latifoglie e di conifere e sono presenti numerosi laghetti e numerosi ruscelli, molti dei quali si gettano nel torrente Nure. Il comune più alto della Val Nure è Ferriere (per la precisione con la frazione di Ciregna che raggiunge i 1135 m s.l.m.), posto al confine con le province di Parma e di Genova. Nell’alta valle transitava la via degli Abati, il cammino percorso tra il VII secolo e l’anno mille dagli abati dell’Abbazia di San Colombano di Bobbio per recarsi a Roma e che consentiva al monastero di mantenere i contatti e il controllo sui suoi possedimenti che si estendevano, oltre che nel nord Italia, fino in Toscana. Via di collegamento con la Liguria, le sue mulattiere erano percorse dalle colonne di muli da soma che attraverso il passo del Crociglia scendevano a Santo Stefano d’Aveto e, passando per Rezzoaglio e Borzonasca, raggiungevano il mare a Chiavari. Questa valle è posta al limitare del territorio delle quattro province (Alessandria, Genova, Pavia, Piacenza), ed è caratterizzata da usi e costumi comuni e da un importante repertorio di musiche e balli molto antichi.

Bettola

Terra vocata al commercio, all'agricoltura e all'ospitalità

BettolaChe il territorio bettolese fosse colonizzato sin dall’epoca romana è provato dal ritrovamento dei resti di una fornace per laterizi alle pendici del monte Zucchero, sul versante sinistro della valle. Verso la metà del secolo XIV, la media Val Nure entrò nella sfera di influenza dei Visconti di Milano, che ridimensionarono le mire dei Nicelli e dei Landi di Val Ceno. L’abitato di Bettola si sviluppò a partire dalla metà del Quattrocento come luogo di sosta sulle rotte commerciali tra Piacenza e Genova. Il toponimo del resto testimonia queste vicende storiche: il termine “bettola”, anche nell’italiano moderno, indica l’osteria, ed in questo caso l’osteria era il luogo di sosta ed il posto tappa per coloro che salivano o scendevano lungo la vallata. Per la sua strategica posizione di connessione tra la montagna e la pianura la zona di Bettola era infatti, sin dal Medioevo, area privilegiata di scambio tra i commercianti piacentini (che offrivano principalmente cereali) e quelli genovesi (che portavano l’olio d’oliva). Quest’asse commerciale Piacenza-Genova era denominato appunto “Via del Pane” per i liguri, “Via dell’Olio” per i piacentini. Nel 1441 Filippo Maria Visconti concesse il riconoscimento della cosiddetta “Magnifica Università di Val Nure” ovvero un’istituzione comunitaria delle popolazioni vallive, con parziale autonomia da Milano, privilegi fiscali e propri magistrati. L’Istituto della Magnifica Università, comprendente 38 Comuni, sopravvisse sino all’epoca napoleonica anche se fu per secoli minacciato dai Nicelli che, grazie ai loro ampi possedimenti nella zona, miravano all’esercizio di un potere ancora prettamente feudale. Nel 1496 la notizia dell’apparizione della Madonna ad una pastorella presso una quercia nei dintorni di Bettola determinò la nascita di un vastissimo e sentito culto popolare: sul colle della visione vennero fondati una chiesa ed un convento francescano. Soppressa l’istituzione religiosa in epoca napoleonica il santuario rovinò rapidamente assieme al convento, adibito per un breve periodo a carcere.
La quercia e la statua mariana oggetto di culto sono oggi conservate nel nuovo Santuario della Madonna della Quercia costruito nella piazza principale di Bettola. La famiglia Nicelli, durante i secoli XV e XVI, estese i propri possedimenti anche su buona parte del territorio di Bettola: numerosi sono i castelli che i Nicelli rilevarono nella zona oppure edificarono ex novo per difendere i propri interessi. Gli edifici fortificati dei dintorni di Bettola sono spesso attinenti alla tipologia della “casa-torre”. Abbiamo a che fare con robusti edifici in pietra, realizzati in maniera estremamente austera con le limitate tecniche costruttive della montagna, che nulla o quasi concedono alla decorazione ed alla rappresentanza, ma che nella loro essenzialità testimoniano il rapporto con l’architettura tipica dei borghi rurali e rappresentano la fase storica in cui queste vallate erano dominate dai “signori della montagna”, primi fra i quali erano gli stessi Nicelli. Le continue feroci lotte tra i Nicelli e la famiglia dei Camia convinsero, attorno al 1540, papa Paolo III Farnese ad intervenire per riportare ordine nella zona. Si deve a questo fatto la costruzione della cosiddetta “Torre Farnese”, fortilizio edificato nei pressi di Bettola sede degli inviati pontifici, simbolo di un potere centrale che veniva a cancellare le residue ambizioni feudali. La Torre fu presto bruciata dai Nicelli medesimi, approfittando della congiura che soppresse a Piacenza il duca Pier Luigi Farnese; Ottavio Farnese ne ordinò la ricostruzione nel 1562. L’istituzione del Comune di Bettola avvenne alla fine del Settecento nell’ambito della napoleonica Repubblica Cisalpina.

Farini

Caratterizzata dal grande fascino paesaggistico della montagna

FariniSituato nei pressi del confine con la Liguria, il territorio fu sin dall’età romana luogo di passaggio e pertanto in età medioevale fu causa di lotte di potere fra le più potenti famiglie come quelle dei Pallavicino, degli Arcelli, degli Scotti, dei Visconti, degli Anguissola e dei Caracciolo (furono quest’ultimi a tenere la signoria dal 1400 al 1700). Il Comune fu costituito nel 1867 e il suo nucleo abitativo si sviluppava sulla riva sinistra del Nure, ma in questi ultimi anni il paese si è esteso anche sull’altra sponda del fiume. Ad un’economia prevalentemente agricola si è affiancato, negli ultimi decenni, un reddito proveniente dal turismo residenziale, particolarmente vivace nel periodo estivo e di un certo rilievo anche nella stagione invernale grazie alle località sciistiche di Mareto e Groppallo. Quest’ultima frazione, collocata a 950 metri d’altezza, è anche mèta di piacevoli escursioni con una chiesa del XV secolo, ricostruita solo dieci anni fa, che svetta oltre i mille metri su uno sperone roccioso. Da visitare Farini d’Olmo che propone le recentissime costruzioni del Municipio e della Chiesa di San Giuseppe; questa presenta al suo interno la Via Crucis dipinta dal piacentino Luciano Ricchetti. Particolarmente interessanti gli itinerari con partenza da Groppallo, per il monte Chiappa, a 1274 metri, il monte Santa Franca, 1322 metri, e da Boccolo Noce per il monte Menegosa, 1366 metri, e per il monte Lama, 1355 metri, in un susseguirsi di meravigliosi scenari montani con vasti pascoli, praterie e boschi.

Ferriere

Qui si trovano le cime e i passi più alti del nostro territorio

FerriereI liguri, sterminati poi dai romani, furono i primi abitanti della zona dove innalzarono anche qualche castelliere. Nel II secolo a.C. le miniere erano già in attività. In una pergamena longobarda del re Rachis, anno 747, si parla di Gambaro come di un’assemblea di uomini liberi. Dominio degli Sforza, duchi di Milano, che danno origine alle ferriere tra il Nure e il Grondana, passa poi ai principi Doria di Val Taro, quindi ai Farnese che costruirono sulle rovine di un castello la sede del commissario ducale. Nel 1721 quattrocento operai lavorano nelle miniere ducali. Terra di confine con il ducato di Genova, vi fiorisce anche il contrabbando ai passi del Crocilia e del Mercatello. Con Napoleone il comune ha sede a Gambaro e nel 1806 i ferrieresi si ribellano, ma la rivolta è domata dai francesi. Tornato il comune a Ferriere, si innalza il municipio nel 1961, demolito nel 1981 perchè minato da infiltrazioni d’acqua.

Podenzano

Collocato in un lembo di pianura tra Nure e Trebbia

Nel corso dei secoli Podenzano ha sempre goduto di notevoli vantaggi grazie alla sua posizione geografica. Sorge nel 1152 nel borgo di un castello tenuto dal conte Alberto Malaspina i cui possedimenti partivano dalla Lunigiana e si addentravano nelle alti valli piacentine. Podenzano era quindi un avamposto verso Piacenza che non poteva essere gradito dagli abitanti della città. L’inevitabile scontro determinò il ritiro dei Malaspina e il potente castello si trovò coinvolto in lunghe lotte tra le diverse fazioni. Nel 1466 il feudo viene acquistato dagli Anguissola e non vi saranno altri cambiamenti fino al tramonto della feudalità, alla fine del XVIII secolo. Un’altra data importante ricorre nel nostro secolo e riguarda le trivellazioni che alcune ditte, tra cui l’Agip, fecero nella zona. La storia del petrolio piacentino, a parte il caso ottocentesco di Montechino e Velleia, inizia in questa zona, poi più tardi si parlerà di Cortemaggiore. Dagli anni ’70 una industrializzazione che non ha eguali in tutto il territorio piacentino ha fatto registrare un notevole progresso.

Pontenure

Legato alle industrie e ai commerci tanto quanto alle sue radici agricole

Muradello di PontenureI rinvenimenti archeologici avvenuti negli ultimi secoli in varie località del comune, oggi in parte conservate nel Museo Civico di Piacenza e nel Museo Nazionale di Antichità di Parma, sono a testimonianza che Pontenure ha origini assai remote. Pare si sia costituito in libero Comune nel secolo XII allorché i comuni rurali e quelli cittadini, derivati dall’antico Municipio romano, affermarono la loro autonomia. Per la sua posizione strategica, fu soggetto a molte invasioni e devastazioni, in seguito la storia di Pontenure ci parla di Trivulzio, dei Cigala, dei Fantoni. Dal XVI secolo in poi Pontenure seguì le vicende storiche di Piacenza, durante la signoria dei Farnese, alla quale successe il dominio dei Borboni di Spagna, dei Francesi, degli Austriaci con Maria Luigia. Nel 1859 Pontenure venne annesso, insieme a Piacenza, al Piemonte e, due anni dopo, entrò a far parte del Regno d’Italia appena proclamato e ad esso lega la propria storia. Nel 1872 giunse a Pontenure il nobile Felice Sforza Fogliani di Vicobarone che acquistò il castello facendovi eseguire notevoli rimaneggiamenti. Durante i lavori venne scoperta una lunga galleria che si estendeva fino alla chiesa, collegando l’interno del castello alla torre.

San Giorgio

Paese dall'aspetto moderno e dall'atmosfera vivace

San Giorgio PiacentinoSituato sulla strada provinciale che porta a Carpaneto, ha origini che lo fanno risalire attorno all’anno Mille. San Giorgio subì in quell’epoca distruzioni causate dagli scontri tra nobili e popolani e fu teatro di altre battaglie: nel 1242 l’imperatore Federico II contro i Comuni, nel 1246 le guerre continuano guidate dal figlio Enzo, all’inizio del XIV secolo è la volta degli Scotti contro i ghibellini filoviscontei ed infine, la più clamorosa, è la battaglia combattuta dalle truppe napoleoniche contro l’esercito austro-russo nel 1799. Territorio degli Anguissola, passò agli Scotti i quali, nel XVIII secolo eressero la Rocca, costruzione di stile medioevale, oggi circondata da un bellissimo parco recintato.

Vigolzone

Territorio di importanti ritrovamenti archeologici, di torri e di castelli

Grazzano ViscontiImportanti ritrovamenti avvenuti nel secolo scorso sul greto del Nure, indicano l’esistenza dell’antica “Vicumia” dove Annibale, dopo la vittoriosa battaglia sul Trebbia nel 218 a.C., disperse le centurie romane di Scipione con le impetuose cariche della cavalleria cartaginese. Nel paese spicca il bellissimo castello del 1300, a base rettangolare con torrione alto 40 metri, voluto da Bernardo Anguissola e costruito sulle rovine del fortilizio raso al suolo da re Enzo nel 1242. Fu espugnato nel 1483 da Lodovico il Moro e nel 1521 dai dragoni francesi di Lantrec. All’interno l’Oratorio di San Rocco, databile al XVII secolo, l’elegante sala d’armi con soffitto in legno e un grande salone di 400 metri quadrati. Nel 1888 il complesso fu visitato anche da Giosué Carducci, che gli dedicò una breve poesia. Interessante e moderna è la nuova Chiesa parrocchiale di San Mario sorta nel 1966 per volontà del prelato Mario Nasalli Rocca. A pianta ellittica è sostenuta da pilastri di cemento armato le cui sommità sono collegate da un anello metallico. All’interno strutture antiche si mescolano a strutture ardite creando soluzioni architettoniche veramente suggestive. La zona, particolarmente felice per i vigneti che danno pregiate uve dalle quali si ricavano i rinomati vini DOC dei Colli Piacentini, presenta nelle immediate vicinanze altre interessanti tappe turistiche tra le quali, molto nota è Grazzano Visconti, mentre verso Ponte dell’Olio si trova la Chiesiola, un edificio convettuale del trecento trasformato in villa nel XIX secolo.

cartina Val Nure