Parchi e Musei
Parco e Museo Archeologico di Travo
Alla scoperta del mondo del Neolitico
Il Parco Archeologico del villaggio neolitico di Travo S. Andrea nasce nel 2006 per tutelare uno dei più importanti siti preistorici individuati in Italia settentrionale. La scoperta del sito avviene negli anni ’80 durante le ricerche di superficie dirette dalla Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna e condotte nella Valle del Trebbia da volontari locali, che portano all’individuazione di circa 200 siti archeologici, dalla preistoria al Medioevo, tra cui il villaggio di S. Andrea. Scavi archeologici programmati, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza, cominciano solo nel 1995 con la partecipazione dell’Università degli Studi di Milano, che ancora oggi conduce gli scavi in regime di concessione Mibac e, dal 2002 al 2013, anche in collaborazione con l’Università francese Lyon 2. Il progetto di scavo sistematico e di ricerca promosso a S. Andrea, oltre ad evidenziare le potenzialità scientifiche del sito, ha permesso di sviluppare ipotesi progettuali legate alla sua tutela e valorizzazione. Il Parco rappresenta infatti uno strumento di importante salvaguardia del patrimonio archeologico qui presente e al tempo stesso di fruizione pubblica del bene. Dopo l’esproprio dell’area, il Ministero dei Beni e Attività Culturali del Turismo, in collaborazione con il Comune di Travo, ha promosso la realizzazione del Parco Archeologico, di proprietà statale e ora oggetto di una gestione integrata regolata da una convenzione tra la Soprintendenza ed il Comune di Travo, che ne gestisce la manutenzione ordinaria e le attività al pubblico con l’affidamento esterno. Il progetto del Parco ha previsto la sistemazione a vista di parte degli scavi archeologici, in particolare delle strutture meglio conservate come case, pozzetti ripostiglio, muri in ciottoli e forni per la cottura della carne, la recinzione dell’area in cui sono conservate le strutture preistoriche, la sistemazione a verde dell’area circostante, la costruzione di un locale di accoglienza ed aree didattiche. Nel 2010 sono state realizzate anche le ricostruzioni di tre capanne neolitiche messe in luce dallo scavo e arredate con oggetti in legno, vasi in ceramica, strumenti in pietra caratteristici della comunità che ha vissuto a S. Andrea 6000 anni fa. Dal 2010 il Parco fa parte del network europeo degli Archaeological Open Air Museums EXARC ed ha ottenuto il riconoscimento di “Museo di Qualità” della Regione Emilia Romagna.
Il Museo
I materiali archeologici rinvenuti durante le campagne di scavo sono ospitati all’interno del Museo Civico Archeologico presso il Castello Anguissola, nel Borgo medievale di Travo dove, dal 1997 e con successivi rinnovamenti, è allestita un’esposizione che porta alla scoperta del popolamento antico della Valle del Trebbia dal Paleolitico al Medioevo.
Parco Avventura Valtrebbia di Coli
Divertimento assicurato per tutti!
Parco Avventura Valtrebbia è situato nel comune di Coli ed è immerso in una vasta area estremamente naturale dove è possibile organizzare i vostri pic-nic o le vostre merende. Punto di partenza e di arrivo di vari sentieri che si intrecciano ai piedi del monte Tre Abati e che conducono alle cime di S. Agostino e Monte Capra. Il Parco Avventura Valtrebbia propone inoltre attività sul posto o nei dintorni in collaborazione con altre realtà turistiche della valle. Le attività proposte necessitano di prenotazione anticipata e sono rivolte agli adulti e ai ragazzi, e fanno parte dei pacchetti che compongono le proposte per team building, grest, gite e campi scuola.
Escursionismo: fare una passeggiata, rilassandosi ascoltando i rumori e guardando i colori della natura oppure raggiungere la cima di un monte e guardare il mondo dall’alto. Allestire un campo tende e ritrovarsi davanti ad un falò a parlare con i compagni di viaggio. Attività semplici ma in grado di regalare grandissime emozioni.
Il Canyoning è uno sport che consiste nel percorrere a piedi torrenti a carattere verticale che corrono lungo gole rocciose più o meno profonde (canyon). Questa attività unisce il piacere di esplorare luoghi inaccessibili e selvaggi all’adrenalina dei salti e dei tuffi, il brivido dell’altezza, in un ambiente al 100% naturale.
Kayak Sit on Top: consiste nello scendere i fiumi e i corsi d’acqua con una particolare imbarcazione. Il Sit on Top kayak è una barca completamente aperta, anche nella sua parte superiore, non vincolando il canoista all’imbarcazione permettendo in assoluta libertà di vivere una emozionante discesa del fiume.
Parco del Monte Moria a Morfasso
Per trascorrere rilassanti giornate a contatto con la natura
Il Parco del Monte Moria occupa una superficie di oltre 1000 ettari nei comuni di Morfasso e di Lugagnano. L’area comunemente denominata Parco Provinciale rappresenta una zona naturale a difesa del patrimonio boschivo di questo versante dell’Appennino.
Attualmente il Parco è gestito e tutelato da un Consorzio di privati che in sinergia con gli Enti Locali sta cercando di pianificare gli interventi di recupero dell’ecosistema. La qualità ambientale oggi presente qualifica quest’area come un punto di riferimento per itinerari naturalistici. Il Parco del Monte Moria offre una interessante e quanto mai varia presenza boschiva. La copertura arborea arriva ai tre quarti della superficie e regala come traccia dominante la presenza di castagneti da frutto con esemplari centenari dalle forme strane ed originali. Nelle zone più rade le ginestre ed il ginepro disegnano giochi di tonalità sull’aspro terreno. La parte del Parco che comprende la Croce dei Segni presenta una distesa di faggi che scendendo si tramuta in un universo di arbusti come il carpino, il nocciolo, il maggiociondolo e il caprifoglio. Alcune zone si mostrano come oasi di sempreverdi come il pino silvestre e piccoli abeti. Il sottobosco del Monte Moria è rinomato per la produzione di funghi e per la presenza di piante erbacee che, a seconda dell’altitudine, possono essere felci, erba fragolina, limodoro, gigli e splendide orchidee.
Questa oasi naturale è percorsa e presidiata da cinghiali, tassi, daini, volpi, scoiattoli, poiane, picchi e sparvieri: “prede” ambite per gli appassionati di foto naturalistiche. Il Parco Provinciale del Monte Moria può essere la meta ideale per la pratica di discipline sportive come il cicloturismo e l’escursionismo. Esistono differenti possibilità di percorso sia partendo dal centro di Lugagnano che iniziando dalla frazione di Rustigazzo. A seconda dell’equipaggiamento e del tempo a disposizione si possono scegliere diverse soluzioni: tenendo come punti di riferimento il Monte Moria è possibile costeggiare le dolci pendici del Monte Croce dei Segni, godersi lo splendido panorama dal crinale di Monastero e raggiungere la diga di Mignano. I due grandi circuiti di equiturismo dell’Appennino piacentino (uno in Val Nure e l’altro nella parte orientale della Val d’Arda) indicano la zona del Parco del Monte Moria come zona di collegamento tra i due tracciati. Non sarà un caso se l’Academy Adventure ha la sua sede proprio qui! Roberto Lorenzani, esploratore, viaggiatore ed esperto di sopravvivenza di fama internazionale ha messo a disposizione la propria esperienza ventennale per creare un mix di educazione, divertimento e sport, tra lezioni teoriche ed attività pratiche.
Orienteering: percorsi di orienteering già predisposti nell’area del Parco con diversi livelli di difficoltà e attrezzati con “lanterne”. Utilizzo di carta 1:5000 ed eventuale utilizzo di bussola. Si tratta di percorsi individuali o per piccoli gruppi. Nozioni di base Introduzione all’Orienteering, i Punti Cardinali e sistemi di coordinate locali, viene insegnato come interpretare una carta o come utilizzare la bussola e come individuare e seguire un percorso.
River Park di Rivergaro
Relax e divertimento per combattere il caldo e l'afa
River Park di Rivergaro è uno spazio dedicato a chi cerca divertimento, relax e tranquillità. Fontane e getti d’acqua fresca regalano un benefico e tonificante massaggio contro lo stress e il caldo. Un’oasi tranquilla dove poter usufruire di particolari trattamenti per il benessere psicofisico. Una vera e propria oasi dove ritrovare la forma fisica e mentale. Qui, tra nicchie idromassaggio e vigorose cascate, un percorso con acqua corrente ti aiuterà ad ottenere un benefico rilassamento muscolare. Un’area attrezzata ed organizzata appositamente per i nostri piccoli ospiti, dove possono divertirsi e imparare. Il servizio di MiniClub è attivo tutti i giorni negli orari di apertura del parco ed offre ai bambini un programma di attività sempre nuove e coinvolgenti, regalando ai genitori qualche ora di relax e divertimento. A disposizione dei più piccoli ci sono anche dei coloratissimi miniscivoli per divertirsi senza rinunciare alla sicurezza.
Musica, dj, giochi e divertimento sono garantiti in questa speciale area dedicata esclusivamente agli ospiti più energici e frizzanti del parco che potranno scatenarsi al ritmo di dj set d’eccezione. Una delle aree cuore dell’attività del parco, costituita da una struttura di campi polivalenti per le attività sportive su sabbia. Qui verranno organizzati e ospitati eventi sportivi e di intrattenimento. L’area è dotata anche di un’arena con una capienza di 1000 posti.
Museo Archeologico di Pianello Val Tidone
Cultura e civiltà della vallata
Inaugurato nell’aprile del 1999, il Civico Museo Archeologico della Val Tidone, ospita i numerosi reperti rinvenuti nella vallata. Esso rappresenta il frutto di una felice collaborazione tra mondo delle istituzioni e realtà del volontariato. Infatti i materiali esposti, di proprietà statale, sono ospitati nei sotterranei della Rocca Municipale di Pianello Val Tidone, locali appositamente restaurati dalla locale Amministrazione Comunale nel corso degli anni ‘90, e sono fruibili al pubblico grazie alla disponibilità dell’Associazione Archeologica Pandora. Il 24 febbraio 2010 il Museo Archeologico della Val TIdone ha ottenuto il riconoscimento come “Museo di Qualità”, attraverso il raggiungimento degli standard e degli obiettivi di qualità proposti dall’IBC nel 2009 orientati al miglioramento della qualità dei servizi offerti al pubblico. Nelle tre sale espositive, lungo un percorso storico temporale scandito da numerosi pannelli didattici, i diversi ritrovamenti permettono al visitatore di ricostruire il passato della Val Tidone passando dall’epoca pre e protostorica a quella romana fino al Medioevo. Nel Piacentino al momento iniziale del Neolitico (VI millennio a.C.) sono riportabili lame di selce e bulini utilizzati sia nelle manifatture tessili sia in quelle ceramiche inquadrabili nella facies culturale del ‘Vhò di Piadena’. Al pieno Neolitico (prima metà del V millennio) è riportabile l’aspetto culturale dei “Vasi a Bocca Quadrata” che trova testimonianze anche in tutta la provincia e particolarmente in media Val Tidone.
Museo delle Cere di Rivalta di Gazzola
La storia dell'uomo e del territorio piacentino raccontata attraverso la cera
Il Museo delle Cere nel Castello di Rivalta è un felice connubio che non ha eguali e rappresenta sicuramente un’offerta innovativa nell’ambito del circuito culturale e artistico della provincia di Piacenza. Innanzitutto è l’unico Museo delle Cere del Nord Italia ed il terzo in merito ad importanza del nostro Paese. In realtà la cosa più significativa è rappresentata dalla sua originalità volta a modificare la concezione stessa di museo delle cere: non la rappresentazione di vip contemporanei che normalmente (pensiamo al Madame Tussauds) sono l’ultimo cantante o l’ultimo calciatore di turno ma al contrario il frutto di una ricerca storica mirata ad individuare personaggi che hanno lasciato una traccia significativa di sè nei diversi ambiti, vincendo l’oblìo del tempo. Come idea, il progetto museale si accosta ad uno dei più importanti musei delle cere del nostro continente, il Museo delle Cere di Mozart a Salisburgo, attraverso il quale rivive la Salisburgo del ‘600-‘700 tuttavia il valore artistico e didattico è, se possibile, ancor più interessante. Il percorso ha il suo inizio con gli Etruschi e si conclude nel ‘900; attraverso le pregevoli schede didattiche ( tradotte anche in inglese) curate dal giornalista e storico locale Roberto Mori, il visitatore ha il piacere di assorbire, su diverse direttrici, quanto nella nostra terra è avvenuto e scoprire tra la curiosità e lo stupore, innumerevoli nessi con quel bagaglio di conoscenza condivisa di ciascuno di noi. Insomma: il percorso offre spunti di approfondimento, veri flash d’impatto, dall’arte all’enogastronomia, dalla Grande Storia alla storia dei costumi e del costume. Sì, poiché tra le eccellenze che il Museo vanta c’è sicuramente la collaborazione di uno fra i più grandi costumisti cinematografici italiani: Stefano Nicolao (noto per produzioni quali Marco Polo, Il Mercante di Venezia, Farinelli). Vere e proprie opere d’arte i nostri costumi che tuttavia rappresentano un corollario splendido alla personalità ben riprodotta che sembra voglia parlare e raccontarsi al visitatore. Non dimentichiamo infatti, oltre alle scenografie di grande realismo ed effetto, il contributo significativo di alcuni tecnici degli effetti speciali del nostro cinema: Donatella Mondani (docente accademia BCM) Roberto Mestroni allievo di Carlo Rambaldi e Lorenzo Tamburini, special make-up artist per attori famosissimi da Neri a Brad Pitt. Ogni dettaglio è curato con la massima attenzione, dalle armi ai gioielli, dai monili ai tessuti persino i capelli e le barbe prodotte dal migliore artigiano del nostro paese in ambito teatrale: Mario Audello, fornitore, tra l’altro, de La Scala. Questa è anche un’azione di promozione del territorio nel suo complesso poiché si rimanda idealmente ai luoghi e ai siti più significativi della nostra provincia da Velleia a Sant’Agata, da Castell’Arquato a Palazzo Farnese per citarne solo alcuni. In parallelo corre un interessante percorso artistico contemporaneo, il Museo delle Cere infatti attraverso il progetto Art & Museo ospita artisti piacentini che hanno individuato legami emozionali con le proprie opere (tra gli altri citiamo Brigitta Rossetti, Marco Garatti e Luca Martini). L’invito è dunque quello di affrontare con entusiasmo un viaggio nel tempo e lasciarsi stupire.
Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi a Piacenza
Piccolo gioiello nel cuore di Piacenza
La Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi è una pinacoteca di Piacenza dedicata a dipinti di arte moderna. La Galleria fu fondata dal collezionista piacentino Giuseppe Ricci Oddi (1868 – 1936) che, rientrato a Piacenza nel 1897, dopo aver sostenuto studi di giurisprudenza a Roma e a Torino, decise di arredare il palazzo di famiglia, considerato troppo spoglio. Lo scultore Oreste Labò, il contabile Carlo Pennaroli e il mercante milanese Giovanni Torelli, tra gli altri, lo aiutano a trovare opere adeguate di contemporanei. Colleziona circa 100 opere fino al 1915 e continua anche dopo la fine della prima guerra mondiale. La collezione comprende solo opere dal Romanticismo e dei periodi successivi. Nel 1913 cerca uno stabile per sistemare la sua collezione da donare alla comunità. Il Comune gli dona un terreno su cui egli fa costruire a proprie spese l’edificio, completato nel 1931 e alla cui inaugurazione parteciparono i Savoia. La scelta del terreno adatto spettò all’architetto Giulio Ulisse Arata che fu anche il progettista dell’edificio, secondo i desideri di Ricci Oddi che lo voleva simile ad un edificio rinascimentale, raccordato ai residui del vecchio convento. Il Museo conta oggi più di quattrocento opere ordinate secondo criteri regionali, cui si aggiungono sale monografiche. Inoltre possiede, assieme alla Galleria Nazionale d’Arte moderna e contemporanea di Roma e alla Galleria internazionale di Arte moderna di Cà Pesaro a Venezia, uno dei tre soli Klimt presenti in Italia: “Ritratto di Signora”.
Museo Geologico di Castell'Arquato
Quando c'era il mare in Pianura Padana
Il cinquecentesco edificio dell’Ospitale Santo Spirito, già in epoca medievale luogo di sosta per i pellegrini in viaggio verso Roma, ospita nelle sue ampie sale la sede del Museo Geologico “G. Cortesi”. Noto a livello internazionale per conservare l’abbondante fauna fossile dello strato tipo del “Piacenziano” (terreni di origine marina di età compresa tra 3,5 e 2,5 milioni di anni fa), il Museo raccoglie oggi diverse collezioni che permettono di seguire la storia evolutiva del bacino padano, da quando quest’area era completamente occupata dal mare fino alla comparsa dell’uomo. Tra i reperti spiccano i molluschi fossili locali (oltre un migliaio esposti), ma soprattutto i grandiosi resti di balenottere e delfini rinvenuti sulle pendici calanchive che circondano l’antico borgo medioevale di Castell’Arquato. La sala centrale del Museo è interamente dedicata ai grandi resti di cetacei in cui spicca una raro cranio fossile di balenottera e diversi esemplari di odontoceti. Nella sala adiacente è esposta una serie di reperti del Quaternario padano, tra cui un cranio di rinoceronte e alcune parti scheletriche di orso. Al Museo Geologico di Castell’Arquato è possibile osservare resti di balene dell’area del “Piacenziano” e di fossili di ogni parte del mondo, con una sezione dedicata alla storia della vita sulla terra. Il nucleo principale della collezione inizialmente era costituito dallo scheletro di Monte Falcone e da una cospicua raccolta di molluschi fossili appartenuta all’appassionato collezionista avvocato Odoardo Bagatti che tra la fine dell’Ottocento ed i primi del Novecento raccolse una grande quantità di materiale nei terreni fossiliferi della provincia di Piacenza. La collezione comprendeva un gran numero di specie tra bivalvi e gasteropodi oltre a numerosi altri invertebrati quali coralli, echinidi e crostacei. A questo nucleo originario si sono aggiunti nel corso degli anni, numerosi reperti fatti affluire al Museo da appassionati e collezionisti emiliani e lombardi. Lo scopo del Museo è quello di mostrare in modo organico e didattico le collezioni di reperti paleontologici restituiti dai sedimenti marini che affiorano in queste zone. L’attività del Museo è rivolta soprattutto agli studenti, grazie ad un percorso didattico che si sviluppa attraverso le tre principali sale espositive.
Prima Sala: offre un’introduzione alla paleontologia, con l’esposizione dei fossili più rappresentativi delle varie ere geologiche, provenienti da ogni parte del globo.
Seconda Sala: è dedicata ai fossili del Pliocene locale, con resti di cetacei (balene) trovate nei dintorni.
Terza Sala: sono esposti i resti di faune e vertebrati del Quaternario. Recentemente il Museo ha ottenuto il riconoscimento della Regione Emilia Romagna di Museo di Qualità da parte dell’Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali.
Museo Luigi Illica di Castell'Arquato
Vita e opere di un letterato e librettista di prim'ordine
Al notissimo librettista Luigi Illica (1857-1919) che fu anche autore drammatico, giornalista, scrittore e poeta, è dedicato il piccolo Museo che si incontra salendo verso la piazza di Castell’Arquato, subito prima di quella che fu la sua casa natale, oggi diventata residenza alberghiera. La contiguità di questi luoghi, che sul lato retrostante affacciano sulla vallata e le colline circostanti, rende unitaria la loro percezione. La vicenda privata, pubblica e artistica di Illica è narrata nelle sale del Museo dove sono tra l’altro raccolti scritti teatrali con sue annotazioni, libretti per la maggior parte in edizioni dell’epoca con i relativi spartiti, lettere, fotografie, costumi di scena, il pianoforte e la macchina da scrivere e dove è possibile consultare libri, spartiti, audiovisivi, incisioni e cd. Intollerante a ogni disciplina, Illica vive una giovinezza ricca di viaggi e avventure. Si trasferisce quindi a Milano, dove fa parte del cenacolo di Arrigo Boito e frequenta i protagonisti del mondo letterario e teatrale. Nel corso di una parentesi bolognese entra in contatto con Carducci e fonda una rivista letteraria di tendenze repubblicane. Il mestiere di librettista d’opera gli è particolarmente congeniale e vi si dedica prevalentemente a partire dal 1892, scrivendo oltre quaranta libretti. In questa attività riunisce e armonizza, in maniera innovativa e con un forte senso della teatralità, componenti diverse della cultura letteraria dell’epoca. Autore dei testi dei principali melodrammi italiani della stagione postverdiana, scrive per alcuni tra i più noti compositori tra Otto e Novecento come Pietro Mascagni, Umberto Giordano, Franco Alfano e Giacomo Puccini, per il quale, in collaborazione con il drammaturgo Giuseppe Giacosa, scrisse i libretti di Bohème, Tosca e Madama Butterfly.
Musei Civici di Palazzo Farnese a Piacenza
Dal "fegato etrusco" al "tondo" del Botticelli: un tuffo nella storia e nell'arte a 360 gradi
I Musei Civici, ospitati negli ambienti di Palazzo Farnese, si compongono di Pinacoteca Civica, Museo Archeologico, Museo delle Carrozze e Museo del Risorgimento. La visita offre di ripercorrere, in un itinerario unico ed eterogeneo, l’evoluzione storico-artistica di questa città e del suo territorio. Il percorso espositivo inizia dai sotterranei del Palazzo, in cui sono conservate la sezione archeologica, che conserva l’interessante fegato etrusco, e la collezione delle carrozze. Nel piano ammezzato sono invece raccolte le sculture, gli affreschi medievali e rinascimentali, le armi antiche, i vetri, le ceramiche e le testimonianze risorgimentali. La visita si conclude poi al primo piano con la Pinacoteca, le cui opere documentano la cultura figurativa di Piacenza dal XVI al XIX secolo. Di particolare rilievo si segnala il celebre tondo di Botticelli. Il percorso del Museo, riallestito nel 1997, si apre al piano rialzato con la sezione delle maioliche e dei vetri, con pezzi di epoca compresa tra XVI e XVIII secolo. Seguono l’appartamento stuccato e una parte dei Fasti Farnesiani, esposti in alcune sale decorate con stucchi progettati da A. Sighizzi con apporti dei Bibiena. La decorazione fu commissionata nel 1685 dal duca Ranuccio II, che affidò a Marcantonio Franceschini, Giovanni Evangelista Draghi e Mauro Oddi l’esecuzione del ciclo pittorico intitolato ad Alessandro Farnese. Quattro paracamini monumentali in legno dorato, preziose opere dell’intagliatore Lorenzo Aili (1675), testimoniano degli splendori della corte farnesiana insieme ad altri arredi del XVII secolo. Nel 1690 Sebastiano Ricci terminò la serie dei quadri incorniciati da stucchi, ventisei a tutt’oggi esistenti, con le Storie di Paolo III Farnese. Riproduzioni fotografiche documentano poi le opere d’arte trasferite a Napoli da Carlo di Borbone (1734), non comprese nella parziale restituzione del 1928.
L’itinerario di visita prosegue con la sezione degli affreschi provenienti in gran parte dalla chiesa di S. Lorenzo, databili tra la prima metà del XIV e gli inizi del XV secolo. Pregevoli i frammenti dalla cappella di S. Caterina, ascrivibili a maestranza vicina a Giovannino de’ Grassi. Le sale successive (10-14) conservano sculture romaniche della “Scuola di Piacenza”, epigrafi e stemmi: da segnalare un rarissimo Crocifisso in rame e bronzo, da Vigolo Marchese, della fine dell’XI secolo. Seguono altre sculture, tra XV e XVIII secolo, e la sezione delle armi antiche, comprensiva di alcuni ritratti. I sotterranei ospitano la raccolta delle carrozze, iniziata con la considerevole donazione del conte Brondelli incrementata poi da altre acquisizioni, che conta una cinquantina di pezzi dal XVIII al XX secolo, tra cui spiccano prestigiose firme di officine italiane. Si trova negli stessi ambienti la raccolta archeologica, che conserva testimonianze relative al popolamento del territorio dal Paleolitico al Neolitico: di particolare interesse si segnala il celebre fegato etrusco di Piacenza, unica fonte diretta di conoscenza dell’epatoscopia (lettura del fegato a scopi divinatori) etrusca, databile tra la fine del II e l’inizio del I secolo a.C. Al piano ammezzato si trova invece il Museo del Risorgimento, inaugurato come Istituto Autonomo e poi confluito tra i Musei di Palazzo Farnese comprende documenti, uniformi e cimeli, donati in parte dal conte Barattieri, che ripercorrono la storia risorgimentale della città dal 1831 al 1870. Ampio spazio è dedicato al movimento mazziniano e garibaldino, all’attività dei patrioti locali e in particolare di Giuseppe Manfredi, presidente del comitato insurrezionale nel 1857 e governatore delle province parmensi. Tra i cimeli, un tricolore con stemma sabaudo, il bozzetto per il monumento a Garibaldi nel piazzale antistante la stazione, armi e monete, oltre cinquemila pezzi fra i quali la serie completa delle monete coniate a Piacenza. Per quanto concerne l’arte contemporanea il Palazzo ha ospitato diverse iniziative e mostre collettive e monografiche, fra le quali “L’anima del 900. Da de Chirico a Fontana” della Collezione Mazzolini donata alla diocesi di Piacenza-Bobbio da Rosa Mazzolini, nella cui collezione era già confluita quella dei fratelli Simonetti: una raccolta di 899 opere organizzata tra il cinquecentesco Palazzo Farnese di Piacenza, il Palazzo del Podestà di Castell’Arquato e il Palazzo Vescovile di Bobbio. Fra le altre mostre, si annoverano la personale di Rebecca Forster “Il fegato di Piacenza (Opere d’arte contemporanea esposte vicino all’oggetto che le ha ispirate)”, e successivamente le personali di Dino Maccini e quella dello scultore piacentino Sergio Brizzolesi “Regine”. Nel 2011 in occasione del vernissage dell’Omeofestival di Piacenza, dedicato all’elemento del fuoco, si è tenuta la performance di Bianca Maria Neri “Il calore del colore”; successivamente invece le sale del Museo hanno ospitato la personale di Christian Zucconi dal titolo “Stigmata”.
Museo Partigiano di Morfasso
Una bella testimonianza dei tanti caduti per la libertà
Il Museo Partigiano di Morfasso è interamente dedicato alla Resistenza nella provincia di Piacenza. Situato a Sperongia, frazione del Comune di Morfasso, culla delle prime bande partigiane locali e, in seguito, territorio della divisione Garibaldi-Bersani quando la lotta armata si organizzò. Il complesso museale è stato inaugurato il 25 aprile 2009 e la sua gestione è affidata all’Associazione di volontari Amici del Museo della Resistenza Piacentina. L’ubicazione del Museo, in una zona strategica sul confine tra il territorio piacentino e il territorio parmense che permetteva le comunicazioni tra le attività resistenziali dei due territori, è stato scelto per favorire la conoscenza e la memoria della Resistenza partigiana sul’Appennino piacentino, in particolar modo ricordando l’eccidio del passo dei Guselli e l’eccidio della Rocchetta di Morfasso. Il Museo nasce come luogo della memoria per ricordare i caduti partigiani e civili e la popolazione del territorio piacentino che per venti mesi subì distruzioni e violenze ed è così strutturato:
PIANO TERRA
Qui è possibile consultare una ricca cartellonistica esplicativa sulla Resistenza piacentina e sui suoi protagonisti, nonché una piccola rassegna di cimeli della guerra partigiana e documenti originali del Comitato di Liberazione Nazionale Piacentino. La sala al piano terra dispone anche di uno spazio per le videoproiezioni con circa 45 posti a sedere, utilizzato per rassegne cinematografiche e approfondimenti didattici.
PRIMO PIANO
Il primo piano funziona come un’aula multimediale che permette una fruizione attiva e autonoma da parte dei visitatori e coinvolge in modo efficace anche i più giovani. Sul grande touch screen si può seguire l’andamento diacronico dello sviluppo della Resistenza nelle varie zone della provincia, e sullo schermo a muro è possibile visionare preziosi filmati d’epoca (come l’ingresso degli americani ad Alseno) e recenti videointerviste a partigiani e testimoni piacentini, raccolte dai volontari del Museo. Inoltre, al primo piano, oltre a pannelli esplicativi sulle deportazioni nazi-fasciste nel piacentino, è possibile ammirare una suggestiva esposizione di armi partigiane originali.
IL SENTIERO DEL PARTIGIANO
Dalla sede del Museo parte un percorso storico-naturalistico, il sentiero partigiano “Giovanni lo Slavo”, che attraverso il torrente Arda e i boschi circostanti, rimasti per buona parte integri, permette di ricostruire i sentieri delle staffette partigiane, i punti di vedetta e i principali luoghi di azione dei distaccamenti. Il sentiero, che ha un tempo di percorrenza di circa 3 ore, si sviluppa su un dislivello di 425 metri, e raggiunge luoghi di alto valore storico, come la “grotta dell’eccidio” dove, il 7 gennaio 1945, furono trucidati due giovani partigiani.
Museo Storico di Bobbio
Per rivivere l'atmosfera monastica medievale
INFORMAZIONI UTILI
Museo Civico e Parco Archeologico
Piazzetta Trieste, 16 – 29020 Travo (PC)
Per info e prenotazioni:
340.1939057
www.parcoarcheologicoditravo.it
Parco Avventura Valtrebbia
Lago Maiardà, Fontana – Coli (PC)
Per info e prenotazioni:
392.9418017 (dalle 18.00 alle 20.30)
www.parcoavventuravaltrebbia.it
Consorzio per la tutela e la valorizzazione
del Parco del Monte Moria
Via Aldo Moro, 59 – 29020 Morfasso (PC)
Per info:
www.parcomontemoria.it
River Park
Via Meucci, 37 – 29029 Rivergaro (PC)
Per info e prenotazioni:
0523.952332
www.riverpark.it
Museo Archeologico della Val Tidone
Piazza Umberto I (c/o Rocca Municipale)
Pianello Val Tidone (PC)
Per info e prenotazioni:
0523.1822950
www.museoarcheologicovaltidone.it
Museo delle Cere di Piacenza
Via Anna Visconti,
29020 – Grazzano Visconti (PC)
Per info e prenotazioni:
0523.755864
www.museodellecere.org
Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi
Via San Siro, 13
29121 – Piacenza
Per info e prenotazioni:
0523.320742
www.riccioddi.it
Museo delle Cere di Piacenza
Via Sforza Caolzio, 57
29014 – Castell’Arquato (PC)
Per info e prenotazioni:
0523 803215
www.museogeologico.it
Museo “Luigi Illica”
Via Sforza Caolzio, 47
29014 – Castell’Arquato (PC)
Per info e prenotazioni:
0523 803215
Musei Civici di Palazzo Farnese
Piazza Cittadella, 29
29121 – Piacenza
Per info e prenotazioni:
0523.492658
www.palazzofarnese.piacenza.it
Museo della Resistenza Piacentina
Località Sperongia,
29020 – Morfasso (PC)
Per info e prenotazioni:
348.3528370
www.resistenzapiacenza.it
Museo della Città di Bobbio
Chiostro dell’Abbazia di San Colombano
Piazza Santa Fara, 5
29022 – Bobbio (PC)
Per info e prenotazioni:
0523.962813