Val Tidone e Val Luretta
La visita al territorio della Val Tidone e Val Luretta riserva piacevoli sorprese. Diviso dal punto di vista amministrativo fra due regioni (Emilia-Romagna e Lombardia) e due province (Piacenza e Pavia) mantiene tuttavia caratteristiche culturali, paesistiche e monumentali simili poiché i Dal Verme, che hanno per secoli amministrato tutta la valle, l’hanno disseminata di tracce del loro dominio.
È una terra aspra e operosa, che dà frutti prelibati ma difficili da ottenere. Da queste difficoltà la popolazione ha sviluppato la propria forza che, con la riservatezza che da sempre la caratterizza, è riuscita a salvaguardare nel tempo. Lungo il percorso che porta a conoscenza di questo territorio spicca l’itinerario del Mulini, capaci di raccontare una storia lunga secoli, visitando case e mulini recuperati e visitabili.
Borgonovo Val Tidone
Vanta numerose attrattive lungo tutto il corso dell'anno
È sicuramente una delle località più popolose e dinamiche della vallata ed è situata proprio allo sbocco della Val Tidone, nella Pianura Padana e il suo nome deriva da Burgus Novus, dal nuovo castello che sorge nel 1196 su iniziativa degli allora consoli di Piacenza perché difendesse il territorio piacentino dalla minacciosa pressione dei pavesi. Il castello era fortificato da mura, fossa e torri, con forma di rettangolo, tracciando le vie parallele e trasversali ad angolo retto, secondo un piano urbanistico molto ordinato. Lo dotarono di due porte, una verso sud e l’altra verso nord. Intorno alle mura scavarono una profonda fossa che in tempo di guerra pare fosse riempita d’acqua. Dopo appena tre anni, ancora prima dell’ultimazione della fortezza, fu messo a ferro e fuoco dalle milizie pavesi. Una volta ricostruita, nel corso dei secoli subisce successivamente ulteriori attacchi e distruzioni. Si avvicendano così i casati degli Arcelli, poi i Visconti, i Piccinino, gli Sforza, i Dal Verme, i Farnese, i Zandemaria: tutti illustri nomi che testimoniano l’importanza di questo ambìto territorio.
Castel San Giovanni
La splendida Villa Braghieri è il suo fiore all'occhiello
Ha origini molto antiche ed i primi insediamenti ebbero luogo sulle sponde del Rio Lora (in vicinanza dell’attuale San Rocco), ma il più significativo avvenne nel 1831 in località Campo dei Soldati di Ganaghello: durante il lavoro nel campo venne alla luce un rozzo vaso di creta grande come una pentola e ripieno di monete consolari romane d’argento conservate perfettamente. Grazie al pretore di Castel San Giovanni e alla proprietaria del campo, 43 di quelle monete furono donate al Museo Ducale di Parma dove si trovano ancora oggi. La strada Postumia o Romea si trovava vicino al porto romano di Parpanese e divenne presto una località importante. Castel San Giovanni fu vittima, nei secoli, di saccheggi e distruzioni, derivanti dagli eventi storici. Il torrente Bardoneggio fu un motivo di scontento per la città in quanto la fece involontariamente partecipare alle lunghe guerre tra Piacenza e Pavia, mentre, in tempo di pace, le offrì grandi vantaggi economici per il traffico di merci che dal Porto di Genova entravano nel Ducato attraverso la dogana di Bardoneggio. Nel 1290 Alberto Scoto, signore di Piacenza, fece costruire presso Olubra un borgo murato a forma quadrangolare di circa 120.000 mq. Le mura, circondate all’esterno da un grande fossato difensivo, erano lunghe circa 1.300 metri. Sorgeva così la Rocca, a forma quadrata con ponti levatoi. La strada Romea (l’attuale corso Matteotti) attraversava il borgo fortificato ed era chiuso dalla porta piacentina e dalla porta pavese.
Nel secolo XIV venne costruita la chiesa Collegiata, unica costruzione rimasta dalle antiche vestigia; le mura, la Rocca e le porte furono completamente demolite tra il 1820 e il 1830.
Nibbiano
Località collinare dai suggestivi scorci dal sapore medievale
Nibbiano si presenta attualmente come una rurale borgata, collocata in un’ampia cerchia di colli sulla riva destra del Tidone, con una bella piazzetta ornata da una gradevole costruzione a portici bassi e larghi.
Sino al XIV secolo fece parte dei possedimenti del Monastero di San Colombano di Bobbio e nel 1335 passò sotto il dominio dei marchesi Malvicini Fontana. Nel 1765 ne presero possesso gli Azara. All’ingresso del paese la torre è ciò che rimane dell’antico castello sorto nel 1029, distrutto, ricostruito e nuovamente distrutto dalle vicende storiche della vallata. Merita una visita la Chiesa parrocchiale di San Pietro che conserva al suo interno un dipinto seicentesco. Nei dintorni si incontra Strà con il suo moderno Santuario della Beata Vergine Madre delle Genti, consacrato nel 1961 e dedicato ai caduti della seconda guerra mondiale. L’interno conserva una statua della Vergine realizzata da Giuseppe Runggaldier e opere di vari artisti piacentini. In località Sala Mandelli l’antico castello originario del XI-XII secolo e rifatto alla fine del Seicento è attualmente adibito a villa signorile circondata da un grande parco; la Chiesa di S’Andrea è di stile neogotico. Percorrendo la strada provinciale si incontra poi Trevozzo con castello che conserva due torri quadrate agli angoli. Al Seicento appartiene la Chiesa Dell’Assunta che annette un oratorio francescano del secolo XIV. Da Trevozzo si può intraprendere un’interessante visita ai castelli di Carreggio, Tassara, Stadera e Torre Gandini, nonché ai fortilizi di Corticelli e Genepreto. Dopo Nibbiano s’incontra Trebecco che su uno sperone di roccia conserva ancora i resti del castello; infine dirigendosi verso Caminata ed oltrepassandola si arriva al Lago Molato, un grandioso bacino artificiale capace di contenere fino a 10 milioni e mezzo di metri cubi di acqua.
Pecorara
Pace e tranquillità fatta Borgo
Costituito da piccoli nuclei di abitazioni a diverse quote sui fianchi della collina, Pecorara è da qualche anno méta di un consistente turismo residenziale. Il piccolo centro storico ospita la Chiesa parrocchiale, dedicata a S. Giorgio, sorta nel XV secolo e ricostruita nel 1792. L’interno, molto interessante per la sua struttura, espone tele di forme circolari rappresentanti episodi della vita di Maria più un altare proveniente dalla Chiesa di San Vincenzo di Piacenza. Una lapide posta sulla facciata ricorda la figura del cardinale Jacopo da Pecorara che tra il XII ed il XIII secolo ebbe grande parte nella lotta tra i papi e l’imperatore Federico II. Molto suggestiva la veduta che si scorge dal sagrato della chiesa sulla magnifica vallata sottostante. Il comprensorio comunale offre la possibilità di effettuare piacevoli escursioni sul Monte Aldone, con méta in una zona denominata Casa del diavolo, oppure al Poggio Uccello o ancora al Monte Lazzarello a quota 865 metri. E ancora sopra Cicogni alla Pietra dei Corvi, esiste un giardino alpino realizzato dal botanico Antonio Ridella.
Pianello Val Tidone
Incuneato nella collina a ovest del capoluogo
Storicamente il paese è feudo della famiglia Arcelli prima, e dei Dal Verme poi, i quali fecero costruire la Rocca che si erge oggi nel centro dell’abitato. Essa fu utilizzata come abitazione privata dai Dal Verme, e poi, passata ad altri proprietari, divenne sede di una pinacoteca che raccoglieva preziosi quadri, andati però dispersi verso la metà del 1800. Attualmente la Rocca è sede del Municipio Comunale. La zona sud-orientale del paese, che accoglieva un tempo le antiche scuderie, vede la bella piazza con edifici e portici, zona di ritrovo del paese. Le colline circostanti sono ricche di ottimi vigneti dai quali si ricava l’apprezzato Bianco della Val Tidone, vino DOC tra i più pregiati del piacentino. Molto bella, ricca di boschi e di storia è la zona che sale verso il Monte Aldone, dove a quota 570 metri, si incontra la Rocca d’Olgisio con il massiccio torrione. Il maniero è molto interessante per la complessità dell’architettura e della distribuzione degli spazi che si susseguono. L’insieme risulta molto suggestivo poiché paragonato ad un percorso che di livello in livello giunge fino al cuore del complesso. Si accede alla costruzione attraverso una lunga e stretta strada immersa nel bosco posta lungo il lato settentrionale; questa accompagna fino al primo portale in pietra affiancato da due colonne in stile rustico. Attraversato il portone ci si ritrova all’interno della seconda delle tre cerchia di mura che circondano la Rocca. A pochi metri si arriva poi alla seconda porta d’ingresso. Sul fianco dei piedritti della porta risaltano due troniere per la difesa dell’accesso; sullo stipite interno è scolpito il motto Arx Impavida. Passati sotto la torre d’ingresso si giunge in un vasto giardino che sulla sinistra ospita un pozzo di 50 metri di profondità, dove secondo la tradizione, esisterebbe a metà canna un cunicolo che porta al di fuori della Rocca. Attraverso una scala si sale verso il terzo ingresso che racchiude il fulcro del complesso con l’antica abitazione signorile. Oltrepassando una porta si arriva a un piccolo cortile a sinistra del quale si accede all’oratorio. A destra si accede ad una serie di sale coperte da volte a vela al pianterreno con loggette a più piani con colonnine doriche. Di fronte, il quarto ed ultimo ingresso costituito da una piccola porta sormontata da un passaggio aereo sorretto da mensoline. Percorrendo una scala interna settecentesca, si giunge ad un altro loggiato cinquecentesco sorretto da colonne e capitelli. Sulle pareti del salone numerosi affreschi raffiguranti le imprese del cardinale Jacopo Dal Verme.
Sarmato
Piccolo borgo racchiuso tra le mura del suo Castello
La leggenda vuole che sia stato fondato dai barbari Sarmati, da cui avrebbe derivato il nome. La storia e l’immagine stessa del paese sono strettamente legate al suo elemento più caratteristico, ovvero il Castello di Sarmato costruito attorno all’inizio del 1200, probabilmente su una precedente torre longobarda diroccata, che fu avamposto della guelfa Piacenza, a difesa della Val Tidone, contro la ghibellina Pavia e fu teatro di scontri numerosi tra le due fazioni. Assieme al castello di Sarmato furono edificate anche la rocca di Borgonovo Val Tidone ed il Castello di San Giovanni (Castel San Giovanni). Il complesso di Sarmato costituiva la via d’accesso originari alla Val Tidone, tanto è vero che fino alla fine del ‘700 fu attivo un porto in località Bosco di Litta che collegava Sarmato alla sponda lombarda. Questa posizione strategica spiega le maggiori dimensioni del castello di Sarmato rispetto alle rocche di Borgonovo e Castel San Giovanni (andata distrutta). Il terreno ha un andamento plano-altimetrico pianeggiante e parecchi corsi d’acqua che forniscono un’abbondante irrigazione. Grazie a queste favorevoli caratteristiche, l’economia è prettamente di stampo agricolo. Un ramo importante è anche la zootecnia, in particolare l’allevamento bovino.
Ziano Piacentino
Tappa obbligata per gli amanti del vino
Il centro del paese ha origini antiche, risale infatti a prima dell’anno Mille e accoglie un castello del quale, purtroppo, non rimangono che poche tracce a ridosso della chiesa. Il borgo, dominato prima dai Landi, poi dagli Arcelli, dagli Sforza e infine dagli Zandemaria, fu teatro di numerosi scontri bellici, causa la sua particolare importanza strategica.
Oggi Ziano è particolarmente rinomato per le uve pregiatissime dei suoi vigneti dalle quali si producono i noti vini DOC. Invitanti sono le gite tra questi vigneti e le scampagnate, suggerite nel periodo autunnale della vendemmia. Vicino a Ziano c’è Seminò al di sopra del quale sorge un suggestivo castello che fu roccaforte delle postazioni piacentine durante la lotta con Pavia, poi dal 1347 appartenne ai Leccacorvi. Meglio conservato è il Castello di Montalbo del XII secolo e in seguito trasformato in dimora signorile.
A Vicobarone infine si erge la neoclassica Chiesa di San Colombano, costruita nel XIX secolo e detentrice al suo interno di prestigiosi dipinti dell’ottocento tra cui una Madonna e un San Giuseppe di Bernardino Pollinari.
Agazzano
A metà tra pianura e collina
Sorge sulle colline della Val Luretta, parallela e contigua alla Val Tidone. Le sue origini risalgono all’occupazione romana e il suo nome deriva dall’aggettivo latino Aghatanium (indicava un terreno di proprietà di un certo Agathius) mentre altri parlano di un antico nome del paese: Aricanzano. Nel XIII secolo fu dominato dagli Scotti ai quali fece guerra Filippo Maria Visconti che li spodestò nel 1412 cedendo il feudo agli Arcelli. Nel 1415 gli Scotti riuscirono a riconquistare il dominio del borgo. Vicino alla grande piazza centrale del paese, sorge il Castello costruito nel 1200 da Alberto Scoto per volontà degli Scotti e radicalmente restaurato nel 1500. Realizzato a pianta rettangolare con mastio, torri cilindriche angolari, cortile con suggestivo loggiato cinquecentesco, conserva tutt’ora in buono stato la Rocca. Nei dintorni troviamo i castelli della Boffalora, del 1300, e della Bastardina, del 1500, oltre alle torri e ai fortilizi di Buriona, Mirabello e Sarturano. Percorrendo la strada in direzione Rezzanello si trova il Santuario della Madonna del Pilastrello; l’originario oratorio ormai scomparso è stato sostituito da una nuova costruzione eretta dall’architetto Camillo Guidotti nel 1902, dove si può ammirare la Madonna dipinta da Emilio Perinetti.
Gazzola
Teatro di numerose vicende storiche
Nucleo abitativo sin dall’epoca romana, il territorio assistette allo svolgersi della famosa battaglia sul Trebbia tra i Romani e i Cartaginesi svoltasi nel 218 a.C. risoltasi con la vittoria di Annibale. A partire dall’XI secolo la zona fu tempestata dalla costruzione di numerose fortezze a testimonianza di vivaci e continue lotte feudali. Il castello di Gazzola, oggi sede del Municipio, conserva la pianta originaria trecentesca. Di particolare interesse artistico è anche la Chiesa di S. Lorenzo edificata nel secolo attuale su progetto degli architetti piacentini Camillo Guidotti e Pietro Berzolla. Il centro racchiude nel suo territorio località di elevata importanza storica, come stanno a testimoniare i rispettivi fortilizi tra i quali spicca la Rocca di Rivalta la quale, a parte il suo indiscusso e suggestivo valore artistico, per questo mèta di numerosi turisti, vanta pure una storia di rilievo. Si racconta, infatti, che il castello, già dopo il Mille proprietà dell’Abbazia di San Savino, nei secoli seguenti fu al centro di cruente battaglie in quanto roccaforte ambita da diversi casati tra cui i Malaspina e i Landi. Nel corso dei secoli, fino alla fine del settecento, Rivalta continuò ad essere teatro di scontri e saccheggi per mano degli spagnoli nel 1636, dei tedeschi nel 1746 e dei francesi nel 1799. Con il riordino amministrativo napoleonico il centro fu sede comunale fino al 1888, quando fu spostato a Gazzola. La zona di Tuna sembra, invece, risalire al III secolo d.C., ai tempi dello scontro di Annibale con le legioni romane, mentre Monticello ha assistito ad una sanguinosa pagina della nostra storia della resistenza con reparti partigiani che si sono qui scontrati con le truppe nazi-fasciste.
Piozzano
Lungo le dolci pendici della Val Luretta
La storia del territorio è legata indissolubilmente a quella della Val Tidone. I primi abitatori appartennero a tribù della stirpe dei Ligures. La presenza romana è testimoniata soprattutto dalla “Tavola Alimentaria Traianea” che riporta i nominativi dei proprietari terrieri tassati per il sostentamento di un orfanotrofio fondato a Velleia da Traiano. Questa tavola permise la ricostruzione del catasto dei Velleiati, che in gran numero possedevano fondi nella Val Tidone; del comune di Piozzano vengono citate le località di Vicus Pomarius (l’odierna Pomaro) e Canianum (Montecanino).
Tra le altre località compare Vidiano di Sopra verso la fine del X secolo e ricompare Pomaro nell’850. Attorno al Mille la gran parte della Val Tidone apparteneva a vari Monasteri. Nel XIII secolo le lotte tra Guelfi e Ghibellini colpirono anche questi luoghi, tra cui Pomaro e Vidiano. Nel 1451 Francesco Sforza assegna al figlio naturale Sforza Secondo la contea di Borgonovo Val Tidone e nel 1467 Galeazzo Maria aggiunge alla contea varie terre, tra le quali Piozzano, Vidiano Soprano, Pomaro, S. Gabriele, Bosonasco, Montebello e Groppo. Nel XVI secolo c’è l’avvento dei Farnese con il Ducato di Parma e Piacenza. La casata rimarrà sino al 1731; nel 1749 si consolidò il dominio dei Borboni. L’attuale territorio del Comune di Piozzano ricade sino al 1862 sotto il Comune di Pomaro Piacentino e dal 1877 assume il nome di Piozzano. L’originario nome del Comune è testimoniato dal grande albero con grosse mele raffigurato nello stemma. Del castello di Piozzano, Castelvecchio, rimangono pochi resti; antica proprietà del Monastero di S. Savino, passò ai conti Lomello e poi agli Arcelli, quindi ai Veggiola e, per estinzione della loro discendenza maschile, ai Paveri Fontana. Nel 1636 venne conquistato e distrutto dagli spagnoli; a seguito di tale distruzione venne edificato un nuovo fortilizio, detto La Canova. Nel 1633 passò ai Paveri Fontana che lo tennero sino alla fine del ‘700 allorquando lo cedettero alla famiglia dei Rizzi. La tradizione vuole che un cunicolo sotterraneo lo colleghi al vicino castello di Casanova Chitti. Trasformata in elegante villa signorile, non nasconde le origini guerresche.